Il faggio è la folla, la massa, e la sua giornata è quella del lavoratore laborioso. La fabbrica funziona perché ci sono i faggi che avvitano bulloni e svolgono i lavori di manovalanza. Senza di loro la catena di montaggio non andrebbe avanti. Nessuna società può vivere e produrre solo con il riservato maggiociondolo, o con l'elegante betulla, o con il duro ma fragile acero. Ci vogliono i tanti faggi che ogni mattina sono lì, a timbrare il cartellino. Certo lui non è un lettore, non va a teatro, il cinema impegnato non lo conosce, ma per il calcio, per la squadra del cuore, è disponibile a tutto. In fabbrica, il lunedì è felice se i suoi hanno vinto e poi un po' di osteria, le carte e la televisione sono il suo mondo. Molti faggi sono anche permalosi e tentano in ogni modo di ribellarsi al loro destino di uomini normali.
Domenica 6 Luglio, sono da solo, l'altra metà di questo blog è via, fa molto caldo, funghi non ce n'è più ma ho voglia di girare i boschi, parto nel pomeriggio con l'intenzione di risalire per un pezzo l'arian d'la miseria. Posteggio vicino alla vecchia casa della riserva faunistica, imbocco un sentiero nel bosco e mi fermo per uno scorcio paesaggistico. Scendendo lungo il sentiero (una comoda carrareccia in realtà, ormai abbandonata e invasa dalle stoppie) mi rendo conto che arriverò in fondo all'altezza dell'altro sentiero (quello che la gente prende per scendere al fiume) e mi viene l'idea di traversare i fiume e risalire la collina di fronte per verificare se c'è effettivamente il sentiero che va fino al ponte Erro. C'è, ne segnalo l'inizio con un ometto di pietra. Risalgo per il sentiero con frequenti digresioni nel bosco, in particolare lungo certe rive di terra rossa che al momento giusto si riveleranno ottime fungaie di cocon-ne (me n...
Commenti
Io e Mr. Calo vorremmo assumervi come guide escursionistiche...quanto costate? ^^